Io adesso parto. E penso, prima che tutto succeda, alle belle cose a cui andrò incontro, perché prima che succedano - non me lo invento certo io - le cose sono piene di lucine intermittenti che poi si spengono, necessariamente, se non altro perché a un certo punto, be' succedono. È solo una piccola vacanza, ma mi mancherà la mia poltrona Ikea, il mio Mac portatile sporco di cioccolato, il Cappuccino disgustoso in polvere che mi bevo con soddisfazione la mattina davanti al balcone della cucina, mi mancherà il litorale laziale, pure se sto per andare in uno molto più bello, mi mancheranno le stronzate con gli amici, e non fa niente che dove sto andando ne incontrerò di meravigliosi altri: le stronzate che con gli amici uno fa nella propria città hanno una luminosità diversa, sono "sovraesposte", come quei piattini di tramezzini che ti mettono davanti al bar, improvvisamente, proprio un attimo dopo che ti sei accorto di aver fame: sono solo tramezzini stantii ma, oddio, quanto sanno di buono, soprattutto alle sette di sera. Può succedere: sono gradi diversi di una stessa bellezza. "Nothingman" dei Pearl Jam io non me la riesco più ad ascoltare senza la voce di Hank Moody sotto che recita la lettera a Karen: è la stessa identica canzone, certo, ma in quella puntata di "Californication", non lo so, mi sembra tutta un'altra cosa. Una vacanza è sempre una vacanza, come una pipa è una pipa: ci saranno sorrisi e persone incredibili che io non ho fatto nulla per meritarmi, a parte aver tagliato per primo il traguardo in quella corsa lì, quella che tutti facciamo all'inizio di ogni cosa, nell'utero materno, ed essermi così ritrovato vivo. Prima di una partenza - è il modo in cui sono fatto - io penso sempre al ritorno, perché tornare è tutto: se io non intravedo la fine, non mi godo il viaggio. Forse è l'insicurezza dell'esistere, non lo so. Vado, per davvero, non mi capitava da tre estati di farmi una vacanza e pure questa è una specie di pagina che si fa voltare: mi mancherà perfino il traffico di Corso Francia, i lavori perpetui di Via Pinciana, mi mancherà infilarmi senza preavviso nella libreria Pallotta, a Ponte Milvio, e trovarci dentro Carmelo che mi offre una birra, mi mancherà la luce arancione, che c'è solo a Roma, solo a Roma c'è di un arancione così, che filtra tra i rami di Villa Borghese. C'è una Panchina Perfetta, a Villa Borghese, non so se lo sapete, in cui ci si può sedere con la Persona Perfetta per ritagliarsi un rettangolo di esistenza della grandezza di un centrotavola: c'è una Panchina Perfetta, illuminata da questo sole grandioso, che si può trovare soltanto in un modo: indicandola col dito e poi andandoci. Preferendola ad altre. Come quasi tutte le cose di questa vita. Non è mai più complicato di così.
Infedelmente vostro,
Stefano Sgambati
[pubblicato il 3 agosto 2011]
Nessun commento:
Posta un commento